Quando Gianpiero mi ha chiesto di scrivere questa breve
prefazione, ho subito accettato con entusiasmo.
Soprattutto, non si trattava di fare la prefazione ad un
romanzo qualunque: ma alla storia della sua vita. Una storia raccontata a mezzo
di un diario di un bambino delle elementari prima, di un ragazzo delle medie e
di un adolescente cresciuto troppo in fretta poi. E il linguaggio sembra
crescere con il protagonista, rendendo le emozioni letteralmente radicate nel
modo di scrivere. Ci sembra di immaginare davvero Gianpiero bambino, rivivere
la sera, prima di andare a dormire, le umiliazioni e le mille difficoltà che ha
dovuto affrontare durante la giornata.
Sono pagine crude quelle di “ho cercato una famiglia”, fatte
di continui flashback che raccontano una vita sofferta: un padre violento ed
alcolista, una madre tenace - nonostante fosse anche lei alcolista - che fa di
tutto per portare avanti la famiglia. L’umiliazione di essere considerato
“diverso” dagli altri, a causa della sua famiglia. E la malattia del corpo, che
è stata invece salvifica per la mente, e ha aiutato Gianpiero a diventare il
giovane uomo, marito, e padre che è ora.
Una persona complessa per via del suo percorso di vita, ma
allo stesso estremamente semplice: nei valori, nella gioia di vivere. Velata
però da una malinconia di fondo che lo ha aiutato a scoprire, il vero senso
della vita.
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