martedì 26 maggio 2009

Alfonso Artone e gli Angeli di Rock Castle, il giallo etico scientifico che sta sorprendendo tutti

VINCITORE DEL PREMIO BELGIOIOSO GIALLO 2010




Nel 1978 il giovane dottor James Grahm, responsabile del Dipartimento di Ricerca Biologica di un grande ospedale americano, sta operando misteriosi esperimenti sugli embrioni congelati, mettendo a punto una tecnica rivoluzionaria della fecondazione in vitro grazie alla quale milioni di coppie sterili potrebbero avere figli. L'ostetrica suor Mary Ashley ha però forti sospetti sull eticità dei metodi del l'ospedale e indaga alla sua maniera: teme infatti che una notevole parte di quegli embrioni siano impropriamente utilizzati per esperimenti e poi distrutti, così come sospetta che sia in atto un criminosoe immorale traffico di fecondazioni. A distanza di sedici anni le vite di due ragazze si ritroveranno accidentalmente intrecciate in un destino comune riaffiorato quasi per caso. Sarà l ormai anziana suora a fare luce su un passato chiaro solo per pochi. Gli angeli di Rock Castle è un giallo intriso di una corposa quota narrativa e di un messaggio morale riguardante il rispetto della vita e di principi bioetici, più volte, in questi ultimi anni, oggetto di diatribe politiche e intellettuali anche feroci tra opposti schieramenti laici e religiosi.Ritmo e visività, taglio stesso narrativo e gioco incalzante dei problemi,irradiano interesse e suspense, incoronando queste pagine come più che degne di una gustosa riduzione cinematografica? Che tenga conto dello spessore, della disperazione mentale, intimizzata ed esplosiva, plastica quanto più introiettata, di personaggi come Grahm lo scienziato alienato di sé, e soprattutto suor Mary, supplice ed eroina di una grande vicenda, aspra, feroce deriva d'Etica (se non proprio d'amore) Due personaggi a parere di Plinio Perilli - davvero a tutto tondo, inopinatamente kubrickiani, che già basterebbero a nutrire di sé un gran film squartatamente contemporaneo










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LA CRITICA




(Renato de Pra)







Mi accingo con cautela e rispetto a estendere alcune “note di lettura” sul romanzo appena ultimato da Alfonso Artone.
Questa premessa mi pare opportuna, perché sono convinto che sia necessaria davvero molta prudenza nel giudicare l’opera prima di un giovane. Alfonso, infatti, ha poco più di trent’anni.
Prudenza che contiene in sé, sia chiaro, anche altre categorie di giudizio: incoraggiamento, sensibilità, rispetto, credito... oltre che consenso e una buona dose di ammirazione.
Tuttavia vorrei che fosse altrettanto chiaro che queste considerazioni vanno esplicitate solo a favore di chi – alla sua prima pubblicazione – abbia dato un’impressione indubbiamente positiva al lettore navigato (e figuriamoci al critico letterario!); e non già alla schiera sterminata di giovani e meno giovani, la gran parte aspiranti o sedicenti “eroi, naviganti, santi e poeti” che hanno ormai invaso il mercato globale, moltiplicandosi a dismisura a mezzo internet.
Detto questo, e tacitata la mia critica coscienza di critico, posso senz’altro affermare di avere letto un buon romanzo, davvero! Una bella storia scritta da un giovane che ha senza alcun dubbio la stoffa di scrittore autentico, pur con qualche blando distinguo per alcune ridondanze descrittive e per taluni passaggi forse pleonastici, ma tipici dell’ardore e della misura non ancora ben registrata di uno scrittore esordiente.
Oltretutto non era facile – ma Alfonso vi è riuscito perfettamente – conciliare temi e sentimenti diversi e in parte promiscui, come quelli che sono stati proposti e poi dipanati in una trama complessa che ha in sé elementi diversificati e apparentemente contrastanti: quali quelli di una tenera e sfumata love story, con quelli di un giallo intrigante e ricco di suspense, arricchito dall’originale novità di una suora-detective come protagonista; e, soprattutto, con quelli di un messaggio di alto significato morale e religioso – ma condotto in tono rigorosamente laico – del rispetto della vita e della difesa di principi etici e bioetici, oggi piuttosto inconsueti o quanto meno annacquati.
V’è quindi uno straordinario flusso narrativo, una notevole e intrigata immaginazione – in questo romanzo – e anche una grande e positiva capacità retorica, a sostegno di un’anima e di un’esperienza emotiva colma di delicata e generosa pietas. Perfino le reiterazioni – comunque borderline, come dicevo all’esordio – sono il più delle volte opportune e ben scandite di occasioni descrittive, di eventi, di visioni di luoghi; e i dettagli sono ben dosati e puntuali di cognizioni tecniche, mediche e scientifiche, che appaiono esatte e aggiornate, da giovane e poliedrico studioso.
Anche la prosa è costantemente gradevole, accattivante e convincente, a volte addirittura ariosa ed elaborata; spesso con guizzi intensi e coinvolgenti che toccano l’arco della tensione emotiva o della sfumata commozione.
Gli auguro quindi, e gli prevedo, un sicuro avvenire di scrittore, pur tenendo conto che la giungla delle pubblicazioni e dell’editoria è per se stessa un ostacolo duro e difficile da superare, ma che la tenacia e l’amore per la scrittura potranno vincere, se egli sarà accompagnato da un’incrollabile fiducia in se stesso e nel dono divino di cui è stato gratificato.







(Plinio Perilli)





Perché questo brioso e aggrovigliato romanzo di Alfonso Artone mi ha ricordato l’epistème di Reichenbach e le sue illuminate teorizzazioni di una moderna Filosofia della Natura? Perché anche il suo libro – ripetiamo, amabilissimo per respiro e verve narrativi – intriga e dipana tutto, o comunque gran parte del carico dei Problemi che l’esimia Contemporaneità c’infligge e ci assegna…

Alfonso Artone è molto bravo a prendere questo grande scenario da emergenza planetaria, da teatro globale, e animarlo di personaggi precisi, di volta in volta aulici o leziosi, freddi, cinici o benefattori, loschi o antroposofici…

Lo scenario e gli stessi protagonisti di Artone sono ben diversi, con la sua America compita, un po’ ingessata, standardizzata elegante ma vagamente immota, asettica, arcigna e quasi anaffettiva… Ma i problemi sul tappeto sono gli stessi, e analoghi i tòpoi narrativi; è dai tempi di Jacques Monod (Premio Nobel 1965 con Jacob e Lwoff), e della sua proposta di un meccanismo, poi confermato, di regolazione genetica della sintesi proteica, che questo versante aureo e inesplorato, immateriale ma roccioso, ostico e divino, ci romanza dentro come un thrilling assoluto…

Ritmo e visività, taglio stesso narrativo e gioco incalzante dei problemi, irradiano interesse e suspense, incoronando queste pagine come più che degne di una gustosa riduzione cinematografica… Che tenga conto dello spessore, della disperazione mentale, intimizzata ed esplosiva, plastica quanto più introiettata, di personaggi come Grahm lo scienziato alienato di sé, e soprattutto suor Mary, supplice ed eroina di una grande vicenda, aspra, feroce deriva d’Etica (se non proprio d’amore)…
Due personaggi davvero a tutto tondo – inopinatamente kubrickiani! – che già basterebbero a nutrire di sé un gran film squartatamente contemporaneo…

Ma forse la metempsicosi esiste nel romanzo, e Alfonso Artone – un po’ Bernard Marx, un po’ Kubrick o meglio, Gregor Samsa – ha romanzato finalmente per il Terzo Millennio appena fecondato l’esitazione prima della nascita, la guerra di tutti gli embrioni possibili… Quanti sono? Migliaia, certo – e non li si riesce più a contare, vere bombe atomiche mignon dentro e oltre le nostre coscienze… Sul gradino più basso, redenti e irredimibili, verso l’Altissimo…

Come una grande, inderogabile scia di Luce e Coscienza, questi angioletti, questi Angeli di Rock Castle, perfetta fiumana dantesca che nessun poeta riesce, riusciva oggi più a cantare, sciamano, irrompono, trasmigrano, svolano dai cieli paradisiaci alle iridescenti e umbratili balze o pareti del Limbo. Rocciose si direbbe di nuvole, colore e vapore, come gli affreschi di Tiepolo o le tele grondanti pioggia e sole di Turner… Angeli irredentisti di pace, ostie stesse e particulae di vita…

Ebbene: se le nuove direttive ecclesiastico-teologiche hanno deciso di abolire il limbo finora riservato alle anime dei bambini imbattezzati, siamo certi e già accogliamo, immaginiamo il vivacissimo e prezioso romanzo di Alfonso Artone come un Limbo ideale (mentale?) in cui ospitare tutti gli embrioni brulicanti tra Caso e Necessità (direbbe Monod!), amore e non amore…
Raggiò insieme tutto…
Il Limbo – finalmente sì! – anche e soprattutto della poesia; che qui ci presta, ci dona a chiosa il sigillo dei cari, quasi abortiti ma infine partoriti e redenti versi di Sylvia Plath, grembo di donna e poesia, Bambino e anch’esso certo Angelo di Rock Castle.





Intervento di Raffaella Foggia presso la libreria Loffredo – Napoli il 16/02/2010
Presentazione de "gli Angeli di Rock Castle" di Alfonso Artone.
Vincitore del premio "Belgioioso Giallo" 2010, e del premio miglior copertina al "creatività e scienza" di Salerno
Moderatore : Michelangelo Iossa
Salinger ha scritto “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”… Naturalmente questo non è sempre facile: gli impegni di ognuno non sempre ce lo permettono ed anzi Alfonso ancora non sa cosa penso del suo libro, non volevo rovinare una sorpresa.
Quando mi ha chiesto di partecipare a questa presentazione mi sono ritrovata proprio a ripensare alle parole di Salinger ed al fatto che posso finalmente provare quella stessa emozione: conoscere l’autore di un libro che stai per leggere - però - non è facile; pensi e se non mi piace? Se non riesco ad appassionarmi, come faccio a dirglielo? E poi c’è l’idea che lo DEVI leggere altrimenti il tuo amico ci rimarrà male … Tutto questo è vero, e devo dire che in parte l’ho provato anche io, naturalmente PRIMA di leggere il libro.
Per prima cosa devo dire che appena cominciato, ho dimenticato l’autore - scusa, Alfonso - e mi sono lasciata prendere dalla storia e dai personaggi: non è solo un giallo a carattere scientifico anche se i temi trattati sono più che attuali, quello che colpisce di più è l’umanità dei personaggi, di tutti, non solo del dott. Grahm o di suor Mary che rappresentano le due figure fondamentali alla storia, ma tutti, anche coloro che appaiono per brevi momenti sono descritti con una varietà di sfaccettature che li rendono vicini al lettore, e che soprattutto ci permettono di comprendere le loro scelte per sbagliate che siano.
Devo dire che questo era un ulteriore scoglio: un giallo non solo scientifico, ma soprattutto - direi - etico … anche in questo caso mi sono domandata che posizione prendere? Se la storia non coinciderà con il nostro pensiero in merito? conoscendo un po’ Alfonso sull’idea di fondo non sbagliavo, però è necessario sottolineare anche in questo la sua capacità di lasciare il lettore alle sue opinioni e scelte: ad una lettura approfondita appare chiara l’opinione dell’autore, ma questa non tende in alcun modo a cercare di influenzare o giudicare quelle che sono le idee del lettore e questo - a parere di una bibliomane quale sono - è indice di un grande rispetto per coloro che si apprestano a leggere una storia.
È per questo motivo che oltre a ringraziare Alfonso per avermi invitata alla presentazione del suo libro, voglio dirgli grazie per avermi accompagnata in un viaggio molto piacevole e avermi fatto conoscere personaggi con i quali non è sempre facile essere d’accordo o condividere le scelte, ma che hanno una loro propria identità e che ci mettono chiaramente e fortemente di fronte a quesiti che ognuno di noi prima o poi si trova ad affrontare.
(Raffaella Foggia)
Il libro è disponibile online
(su IBS, Hoepli, etc etc..)

e presso tutte le librerie di Italia
in particolare:
Formia: la libreria di Margherita
Napoli: Libreria Loffredo - Vomero
Roma: libreria "il filo"; libreria "suspense"






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Curriculum breve di Alfonso Artone

Nato nel 1974, Alfonso è laureato in Economia. Risiede in Scauri (LT) collabora con l’A.N.C.I. – l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – e lavora per il Fondo Perseo. Da sempre è impegnato nel sociale, soprattutto nell’Azione Cattolica - con ruoli di responsabilità ed educativi nel settore Giovani e Ragazzi. E' presidente dell'associazione Culturale Aquadro, e membro del direttivo del Premio Dragut